La notizia della nascita del cosiddetto Ski Raid Stadium, l’arena del tifo a quota 3000 metri (diffusa il 16 marzo dagli organi di comunicazione di Adamello Ski Raid) ha fin da subito destato qualche preoccupazione. Nel comunicato stampa diffuso viene riportato: “La macchina organizzativa dell’Adamello Ski Raid, tappa dei circuiti La Grande Course e Coppa delle Dolomiti in programma il 2 aprile 2017 è già a pieni regimi. Lo staff, coordinato da Alessandro Mottinelli in questi giorni ha messo in programma il secondo corso di formazione del personale di percorso e ha ufficializzato un’importante novità assoluta per il mondo dello scialpinismo. Il giorno della gara sarà infatti allestito il primo stadio dello skialp in quota, con relative tribune, dal quale si potrà assistere al sempre spettacolare e affollato cambio pelli a quota 3000 metri (…). Verranno predisposte delle tribune e al sorgere dell’alba il pubblico potrà tifare per gli oltre 700 concorrenti che animeranno l’edizione numero sei.” Inoltre si dice che: “L’accesso in quota sarà totalmente gratuito, con apertura straordinaria della nuova telecabina Presena dalle 5 alle 7 del mattino, che consentirà di seguire il primo passaggio a Passo Paradiso e il secondo a Passo Presena. E per animare ulteriormente lo stadio in quota ai primi 1.000 tifosi che saliranno con la cabinovia verrà donata una campana personalizzata con la quale potranno spronare i concorrenti”.
A sottolineare in rete il disappunto il sempre attentissimo Alessandro Gogna che, nel suo Blog, racconta come una prima nota di protesta sia arrivata da Luigi Zoppello, vice capo-redattore del giornale L’Adige, che asserisce (con pubblicazione dell’Adige del 17 marzo: “…questa novità per il mondo dello scialpinismo è un segno della spettacolarizzazione della montagna, dove ormai anche a 3000 metri si possono costruire manufatti a piacere come se fosse l’autodromo di Monza, e si portano le masse di tifosi a «tifare» con campanacci in regalo e telecabina gratis… Come mai tutto questo in «contesti paesaggistici unici»?”.
Conclude Gogna, che non cela il suo disaccordo con la nascita di questa piccola “cattedrale nel deserto” o, come verrebbe più consono dire, “sul ghiacciaio”: “Non voglio pensare a quante persone dovrà ospitare questo stadio, a quanti voli di elicottero saranno necessari per costruirlo, riempirlo di pelandroni, svuotarlo e poi (si spera, ma per il momento non è ufficialmente precisato) smantellarlo. Non voglio neppure pensare al danno ambientale del dopo, a quanto materiale vario sarà anche involontariamente sparso per il moribondo ghiacciaio”.