NATURÆ20, ultimi giorni per visitare la mostra sugli iconemi

Brand Eventi
4 Marzo 2020

Fino al 7 marzo, presso la biblioteca comunale di Montebelluna – situata in Largo Dieci Martiri, 1 – sarà possibile visitare la mostra Iconemi la memoria dei luoghi, che lo scorso venerdì 14 febbraio ha aperto ufficialmente NATURÆ20, la quarta edizione della rassegna dedicata a conoscere e scoprire le terre alte organizzata da Aku, che quest’anno vede la collaborazione di Vibram.

Gli iconemi sono i segni fondamentali del paesaggio, ovvero – come li ha definiti il geografo Eugenio Turri – quegli elementi che a livello percettivo assumono un rilievo notevole per caratteri funzionali o simbolici: fiumi, ville, piazze, castelli, santuari. Ogni luogo che è parte integrante della storia e della cultura degli abitanti diventa, nel sistema degli iconemi, un elemento capace di identificare immediatamente un determinato paesaggio.

La mostra, che raccoglie gli scatti di Ruggero Alberti secondo il concept di Nicola Chiavarelli, è ideata come un mosaico di 7+7 iconemi che restituiscono un ritratto inedito dell’area del Feltrino e del Primiero – due zone alpine contigue, poste su un antico confine regionale tra Veneto e Trentino, consimili per altimetrie e costumi – favorendo un gioco di percezioni che risulterà inevitabilmente diverso a seconda di chi guarda la foto.

I 14 iconemi sono quindi un colpo d’occhio attraverso queste due finestre sulle Alpi italiane, ne distinguono le particolarità, ne esaltano gli sguardi. Per ciascuno sono stati scelti dagli autori 7 temi e 7 paesaggi, 7 persone o nuclei familiari per rappresentare lo spaccato vitale, in stretta relazione al proprio paesaggio affettivo. Il peso fisico di lavori e orari desueti, in contrasto con la bellezza del paesaggio montano descrivono in maniera efficace “fatica e privilegio” le due facce della mescola particolare del vivere e sopravvivere nelle piccole comunità alpine del Feltrino e del Primiero. Agli occhi di un mondo urbano sempre più diffuso, questi stili di vita possono essere visti come un’eroica quotidianità, mentre per chi li vive è semplice quotidianità.

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