Giovani e lavoro: 2.500 studenti delle scuole superiori hanno partecipato alla terza edizione dell’osservatorio “Giovani e Orientamento”, l’indagine condotta da Skuola.net in collaborazione con Gi Group, prima agenzia per il lavoro a capitale italiano.
Ogni anno l’osservatorio fa il punto della situazione sul rapporto tra le nuove generazioni giunte alle soglie del diploma e un mondo, come quello dei mestieri e delle professioni, a cui presto o tardi dovranno rivolgersi.
Lo stipendio è importante. Ma, ancora prima, viene la gratificazione personale e un buon bilanciamento tra il dovere e il piacere. E, sopra ogni cosa, una certa flessibilità per il suo svolgimento. È questa la formula della perfetta offerta di lavoro secondo la Generazione Z.
Giovani e lavoro: per due su tre la leva è la passione
Dovendo, infatti, indicare le caratteristiche più importanti che un’occupazione dovrebbe avere per essere appetibile, le ragazze e i ragazzi prossimi a entrare nel mercato lavoro si distribuiscono così: ben 2 su 3 selezionano l’affinità con le proprie passioni.
Solo secondariamente – citata da quasi 6 su 10 – viene l’entità dello stipendio, mentre 1 su 2 vorrebbe poter trovare il giusto equilibrio tra vita privata e vita professionale (il cosiddetto “work-life balance”).
Parola d’ordine: flessibilità
Un altro è, però, l’elemento che sembra mettere d’accordo pressoché in blocco la generazione figlia della DAD: la “flessibilità”, di orario o location, giudicata importante se non fondamentale da ben 8 su 10.
Questo perché, secondo la GenZ, lo stipendio non va accantonato in banca o in fondi, ma serve soprattutto per poter costruire un progetto di vita, con o senza partner, oppure per godersi la vita viaggiando e sfruttando il tempo libero.
L’articolazione preferita degli impegni lavorativi? Di gran lunga quella in presenza, ma con la “settimana corta” o, in alternativa, un buon part-time.
L’obiettivo è l’indipendenza economica: così per uno su tre
Ma lavoro, dal punto di vista individuale, significa anche “obiettivi”. Quali si pongono prioritariamente i giovani di oggi? Sicuramente raggiungere quella stabilità personale ed economica che, in tempi recenti, sembra più un’utopia: la mette in cima alla lista il 34% degli intervistati.
L’esigenza di avere gli strumenti per permettersi di mantenere una casa, una famiglia, magari con figli, si avverte in modo ancora più forte all’interno della componente femminile – ovvero quella fascia sociale che quasi sempre fa più fatica a raggiungerla – laddove arriva al 38% delle preferenze.
In confronto, gli altri traguardi che si possono conseguire per il tramite di un’occupazione sembrano marginali o quantomeno non quelli preminenti. Sul secondo gradino del podio, indicata dal 15% degli intervistati, c’è la ricerca di un’opportunità che permetta soprattutto di viaggiare e di scoprire il mondo e che fa il paio con l’esigenza di avere tempo libero (prioritaria per il 9%).
Al terzo posto, a pari merito, spiccano la voglia di cambiare e migliorare il mondo, perlomeno in riferimento all’ambito in cui ci si andrà a impegnare, ma anche diventare “qualcuno” nel proprio settore: sono gli obiettivi lavorativi principali per il 12% dei diplomandi.
Infine, non manca chi ambisce al benessere finanziario tout court (11%) oppure alla fama in senso assoluto (5%).
Agile, sostenibile e sicuro: il lavoro secondo i giovani
Tornando, invece, più nel dettaglio dell’identikit di un lavoro teoricamente da sogno per tutti si sono già passati in rassegna i primi gradini della scala dei valori: affinità con le proprie passioni (selezionata dal 63%), stipendio (57% dei voti), equilibrio lavoro-vita privata (50%).
E il resto della classifica? Prevede, nell’ordine: le prospettive di carriera (37%), l’utilità per le persone, (26%), la sicurezza sul lavoro (22%). A chiudere, meno considerati, il rispetto per l’ambiente (15%) e la riconoscibilità sociale (15%).
Ma, come già accennato, distinguendo tra ragazzi e ragazze le cose possono modificarsi sensibilmente. Queste ultime, ad esempio, portano ancora più in alto la cura delle passioni (69%) e il “work-life balance” (55%). I primi, invece, si concentrano in misura maggiore sulla notorietà derivante dal lavoro (19%) e sull’essere utili alla collettività (28%).
La soluzione, eventualmente, più gradita però potrebbe stupire. Infatti, come visto non è un lavoro totalmente “a distanza”, che sposi appieno la filosofia dello smart working o del “nomadismo digitale”: complessivamente la abbraccerebbe solo il 14% del campione.
Al contrario, al contatto umano si fatica a rinunciare. Il 37% vorrebbe una forma “ibrida”, con un’equa divisione di giornate in presenza e di giornate “da remoto”. Ancora di più, il 47%, andrebbe su formulazioni intermedie, con una presenza pressoché fissa ma con turni di lavoro più brevi, come la “settimana corta”, di cui non a caso si sente tanto discutere in questo periodo.
Anche su questa ipotetica flessibilità, però, le strade di ragazze e ragazzi tendono a separarsi: le une spingono forte sul “taglio” delle ore di lavorative, facendo salire il dato al 52%; gli altri sono i principali sponsor del lavoro al cento per cento “a distanza”, portandolo fino al 24% dei consensi.