La passione per gli spazi aperti e gli sport legati alla natura, trovano luogo comune all’interno del padiglione “I Go Out” di Pitti Uomo. Uno spazio in cui l’outdoor incontra la ricerca stilistica più avanzata, confluendo in una nuova prospettiva di lifestyle, attraverso brand che presentano prodotti innovativi e dalla filosofia “environmentally friendly”.
Un posto decisamente in linea con le idee e i prodotti di Jack Wolfskin e quale posto migliore, se non questo, per fare il suo debutto al Salone?
Nato nel 1981, il marchio tedesco di abbigliamento, calzature e attrezzature per l’outdoor oggi conta 400 punti vendita monomarca in 40 mercati nel mondo, di cui quello tedesco e quello cinese registrano le migliori performance. Però anche l’Italia sta facendo la sua parte e Massimo Carnelli, direttore vendite Sud Europa e nuovi mercati della realtà, è al lavoro per potenziare i Paesi dell’Europa meridionale, guardando con interesse al Sud America.
Ne abbiamo parlato proprio con Massimo Carnelli, direttore vendite Sud Europa e nuovi mercati di Jack Wolfskin.
Come si posiziona oggi Jack Wolfskin?
Abbiamo due anime, una è quella outdoor mentre l’altra è lifestyle, quindi la parte più dedicata all’uso in città. Nel 2022 abbiamo fatto un re-branding in cui abbiamo leggermente cambiato il logo e siamo ritornati alle origini e ai valori di un tempo, puntando principalmente sull’outdoor technical, il nostro core business. Quando il fondatore ha creato Jack Wolfskin è partito proprio dall’idea di poter rendere l’outdoor democratico, quindi accessibile a tutti.
Quali sono i mercati in cui si registrano le migliori performance?
Siamo molto forti in Germania, il nostro Paese di origine: qui Jack Wolfskin è numero uno come brand di outdoor. Andiamo bene anche in Cina, invece per quanto riguarda l’Europa i mercati su cui ci focalizziamo maggiormente sono l’Italia, la Spagna e la Francia. Uno degli obiettivi del gruppo, da quando è stato acquisito da Topgolf Callaway, è proprio quello dell’internazionalizzazione.
Quanto è importante l’Italia nel vostro business? Dove siete distribuiti?
È uno dei mercati su cui puntiamo di crescere molto. Al momento siamo molto forti nel Sudtirolo, abbiamo tre negozi in franchising, due di proprietà e un outlet al Brennero che vanno tutti benissimo. Quindi al Nord stiamo andando piuttosto bene, mentre più ci spostiamo al Sud, per ragioni prettamente climatiche, siamo meno presenti.
In Europa quali sono i mercati più importanti?
I migliori sono sicuramente la Germania, l’Austria, la Svizzera – tutti i Paesi di lingua tedesca per intenderci – ma abbiamo ottime performance anche in Polonia e nell’Est e Nord Europa.
Quali vorreste approcciare? In Europa e non.
Oltre al Sud Europa, mi occupo anche di tutti i mercati emergenti: dalla Mongolia, passando per il Sud Africa e l’America Latina. Quindi ci sono molti mercati che stiamo guardando con interesse, primo tra tutti è probabilmente il Sud America in cui a parer mio, anche se non nel breve periodo, ci saranno degli sviluppi importanti.
Progetti futuri?
Nelle ultime stagioni abbiamo inserito una nuova collezione che è il light hiking, destinata ai mercati più caldi, che inizialmente era pensata solo alla spring-summer. Abbiamo però riscontrato dei feedback positivi e quindi da questa FW 24 l’abbiamo aggiunta anche alle proposte invernali. Questo è il risultato del forte impatto che il cambiamento climatico sta avendo sulla Terra, influendo sulle produzioni. Il 2023 è stato un anno di difficile sell-out per tutta l’industria per via delle alte temperature rispetto alla media nei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Dunque la vendita del capospalla ne ha risentito parecchio.
di Sara Fumagallo
