“Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e – principalmente – vivere” (Dalai Lama)
Due azioni apparentemente incompatibili quelle richiamate nel titolo ma che, forse, in realtà possono convivere e anzi alimentarsi a vicenda. Mi spiego meglio: il settore outdoor così come quello dello sport in generale, come ben sappiamo, sta vivendo un periodo storico difficile e delicato. Con tante problematiche venute a galla negli ultimi mesi dopo due anni di forte e costante crescita, cominciata con il famoso rimbalzo post Covid del quale tanto abbiamo già parlato. Proprio in fasi come queste c’è la tendenza a concentrarsi quasi unicamente sul presente, lasciando da parte tutto il resto.
Reazione comprensibile e per certi versi anche giusta, allo scopo di affrontare con il massimo degli sforzi fisici e mentali una contingenza particolarmente sfidante. In fondo, se allarghiamo questo concetto a livello generale e per qualsiasi aspetto della nostra vita lavorativa o personale, è bene ricordare come sia i greci che i latini nelle relative culture esaltassero spesso l’importanza del qui e ora. Ne abbiamo molteplici esempi in splendide opere poetiche o filosofiche. Come non ricordare il celebre “carpe diem” del poeta latino Orazio (nato nel 65 a.C): letteralmente significa “afferra il giorno” ma è reso per lo più con l’espressione “cogli l’attimo”, che rende efficacemente il concetto espresso dall’autore.
Peraltro doveroso riportare anche la parte successiva del verso oraziano: “quam minimum credula postero” (“affidandoti il meno possibile al domani”). Un evidente invito a vivere e godere il più possibile il tempo presente, dato che, secondo questa filosofia, il futuro non è prevedibile e non ci deve quindi preoccupare. Una concezione che riprende in parte i concetti del filosofo greco Epicuro (IV sec a.C) e che ritroviamo peraltro nel pensiero di un noto “maestro” spirituale della nostra epoca come il Dalai Lama. Non a caso abbiamo aperto con una sua citazione questo editoriale.
Dopo questa piacevole digressione storico-cultural-filosofica, dobbiamo però tornare da dove siamo partiti. Se oggi ci troviamo in un momento un po’ complicato per il settore, con un anno che per gran parte di aziende e retailer si chiuderà con un segno meno a due cifre, è anche perché forse ci si è concentrati un po’ troppo sul presente nel triennio 2020-2021-2022 senza avere il coraggio di una visione più a medio e lungo termine.
Certo era difficile immaginare come si sarebbe evoluto il mercato e con esso i comportamenti di praticanti e clienti. Difficile, ma non impossibile. Ecco perché credo di poter dire che anche in questo caso, come era già accaduto in occasione della pandemia, un periodo negativo può alla lunga portare benefici in termini di consapevolezza e maturità a chi è in grado di interpretarlo nei giusti modi. Facendo tesoro di quanto accaduto per limitare, perché azzerarli è quasi impossibile, errori o valutazioni errate per il futuro.
Quindi ben venga vivere al meglio il presente, concentrando qui le proprie azioni, cogliendo occasioni, opportunità, gioie che si presentano oggi, senza troppi condizionamenti per ipotetiche speranze o ansiosi timori per l’avvenire (Orazio docet). Ma, aggiungiamo noi, talvolta è bene anche non dimenticarsi di quello che accadrà. “Più di tutto mi ricordo il futuro”, affermava il geniale pittore e artista Salvador Dalí, che in quanto a edonismo non era certo secondo a nessuno.
Ecco perché, al di là di qualche intervento più o meno interessante o riuscito, è stato centrato e stimolante il tema dell’European Outdoor Summit di Berlino, che vi raccontiamo nelle prossime pagine: “The New Era: Business and Beyond”. A sottolineare la necessità di spingersi più in là dell’andamento di mercato e dei fatturati, guardando al futuro con nuova consapevolezza, sensibilità e un approccio più responsabile, non solo a parole. Tra i temi trattati l’European Green Deal, lo sport e l’outdoor come “rifugio” anche e soprattutto in tempi di crisi, le strategie di alcuni big moda e tech sulla rigenerazione e circolarità (con ricadute positive pure sui fatturati), il fattore durabilità dei prodotti, l’importanza del valore dei brand rispetto al prezzo e molto altro.
Ci piace come sempre raccontare sulle pagine di Outdoor Magazine storie affascinanti o esempi virtuosi che possano ispirare anche altri. In questo numero particolarmente ricco troverete anche un approfondimento al tema dell’accessibilità in montagna con la bellissima storia di Andrea Lanfri e il progetto “Camminare Oltre”. Così come il report del primo Ski Industry Climate Summit, tenutosi il 13 e 14 settembre a Salisburgo, in Austria, ospitato nella sede di Atomic ma in grado di coinvolgere ben 140 esponenti del settore winter sport tra brand e retailer. Forse il primo vero momento di riflessione e confronto sull’ambiente davvero condiviso e allargato da parte dell’industria degli sport invernali. Un ottimo segnale e una conferma che, per chiudere in bellezza con un’altra citazione di un altro grande personaggio come Gandhi:
“Il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente” .