The Alien Face: così si chiama la nuova via aperta a inizio agosto da Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach e Symon Welfringer lungo il pilastro sud del Baintha Kabata. Il Baintha Kabata, con i suoi 6250 m di altitudine, si trova in Pakistan, nel massiccio del Karakorum.
Il Baintha Kabata
I tre alpinisti hanno tracciato un itinerario di quasi 1000 metri di sviluppo sull’evidente e logica linea fornita dal pilastro sud della montagna. Hanno approfittato di una breve finestra meteorologica – due giorni – per portare a termine la scalata. Il primo giorno hanno affrontato 700 metri di parete e, dopo il bivacco presso un nevaio, hanno concluso il secondo giorno raggiungendo la cima e scendendo.
“Che soddisfazione e che fortuna aver avuto questa finestra di bel tempo a fine spedizione, anche se così breve. Quando ci siamo ritrovati in vetta già nevicava. Rientriamo così con lo sconforto per l’obiettivo mancato ma con una nuova via di tutto rispetto su una bella montagna”, ha dichiarato Della Bordella.
The Alien Face
Il Baintha Kabata è una vetta slanciata e difficile. L’itinerario della via, di circa 1000 metri, comprende un lungo avvicinamento su neve sul colle Sim La (60°, fino a M3, 400 m) per poi continuare su roccia con tre lunghezze. La prima, dal 6a al 6c, 200 m; la seconda, da M5 al 6b, 200 m; e la terza, dal 6c al 7a, 250 m. Una sezione centrale di circa 200 m è in comune con la via Haley-Turgeon aperta nel 2008.

L’idea è nata dalla voglia di scalare, ha dichiarato Matteo Della Bordella, e della linea affascinante della montagna – il cui nome significa “figlio dell’Ogre”.

L’obiettivo iniziale
In ogni passaggio, una visuale perfetta sull’Ogre, l’obiettivo originale della spedizione alla quale ha preso parte anche François Cazzanelli. I quattro atleti intendevano aprire una nuova via “a goccia”, dritta e logica, sull’inviolato pilastro est dell’Ogre. Tuttavia, le alte temperature e le cattive condizioni meteo si sono rivelate un ostacolo insormontabile. Gli alpinisti, durante il lungo mese di spedizione, hanno potuto effettuare un solo tentativo, dovendo comunque rinunciare.
«L’unica possibilità di attaccare il pilastro durante un eterno mese di spedizione, caratterizzato da pioggia intensa e nevicate. L’anomalo effetto del monsone», ha spiegato Cazzanelli. Quest’ultimo è rientrato in Italia poco dopo, rinunciando al secondo obiettivo individuato dal gruppo, il Baintha Kabata, dopo un’attenta valutazione.
Quest’anno il monsone è stato più forte del solito e leggermente decentrato rispetto all’area che copre generalmente, hanno riportato gli alpinisti dalle fonti locali. I 2mm di pioggia annunciati si rivelavano poi essere diluvi torrentizi con decine di millimetri di acqua. Queste condizioni proibitive hanno costretti gli alpinisti al ripiego.
La spedizione è stata supportata dal Club Alpino Italiano e dai partner dell’alpinista tra i quali il brand Ferrino.
