È online “Hura”, lo short movie sulla climber Amer Wafaa di La Sportiva

Arrampicata Donne
28 Maggio 2021

Difficoltà, lotte e rivincite di una ragazza mussulmana cresciuta lontana da casa alla ricerca di sé stessa. Potrebbe essere questo, riassumendo, il senso di “Hura” (libera), lo short movie dedicato alla storia della climber italo-egiziana Amer Wafaa, da qualche giorno disponibile su YouTube.

L’idea di Hura nasce fin dai primi incontri tra Wafaa e il team comunicazione dell’azienda, impegnato già da diversi anni nel dare risalto a questo tipo di storie dei propri atleti di punta. Il concetto espresso dalla campagna “For Your Mountain”, infatti, è che ci sono sfide che vanno oltre l’avversario, il traguardo, la cima, il tempo da battere. Sfide che chi pratica sport conosce bene, perché si basano sulle motivazioni più profonde. E se c’è una persona che incarna tutto ciò e che oggi ha la forza di raccontarlo è proprio Amer Wafaa.

Ambassador La Sportiva

Entrata nel team atleti nel 2019, fin da subito si crea un feeling molto forte tra Wafaa Amer e l’azienda, che si concretizza con il lancio della collezione d’abbigliamento Climbing Pro Woman nell’estate 2021. Questa infatti viene sviluppata proprio grazie ai consigli di Wafaa e Federica Mingolla, le due climber di riferimento dell’azienda, che testano ogni prodotto in anteprima e danno consigli al gruppo di ricerca e sviluppo.

Parola all’autore Matteo Pavana

Tutte le storie vanno trattate con cura. Alcune però più di altre. Raccontare una storia equivale a immergersi. Il mare ne sa qualcosa. È una superficie mossa, riflette in maniera distorta, inganna. Alle volte ci si ferma proprio lì, in superficie, un po’ perché fa comodo, altre volte perché non si è in grado o semplicemente perché non si vuole andare più a fondo.

Perché scavare, immergersi appunto, porta lontani dalla luce: è difficile vedere dove si sta andando quanto da dove si è venuti. Raccontare la storia di qualcuno, come in questo caso, significa proprio questo: brancolare nel suo buio e cercare una direzione verso un risvolto positivo e, dove possibile, comune. È proprio per questo che occorre portare maggiore attenzione verso alcune storie, perché sono delicate, sotto molteplici aspetti. Raccontare Wafaa è questo.”

La storia di Wafaa Amer

Nata nel novembre 1996 nel villaggio di Aghur (Egitto), Wafaa Amer cresce insieme ai nonni e alle due sorelle fino a otto anni, dato che i genitori si sono già trasferiti in Italia. A nove li raggiunge, approcciandosi a una cultura differente dalla sua, imparando una nuova lingua e scoprendo per la prima volta l’arrampicata. A 15 anni, grazie alla generosità del padre di un’amica che le paga il primo corso, inizia a praticare questo nuovo sport, che in breve tempo muta in una forma di libertà pura. Hura appunto.

Per Wafaa però, praticare sport non è semplice come per i suoi coetanei: per via delle sue origini e della sua religione, il padre non approva certe influenze della cultura occidentale e così la giovane si trova costretta ad andare in palestra di nascosto per allenarsi. Dotata di grinta e talento, arrivano le prime gare e con esse anche le prime vittorie.

Frequentando altre persone al di fuori della sua famiglia, inoltre, Wafaa scopre che esistono modi alternativi di vivere e nuovi modi di interpretare la libertà, che tuttavia sono incompatibili con la tradizione musulmana. Le differenze con le sue radici sono talmente forti da suscitarle un durissimo contrasto interiore: sono questi gli anni più difficili. La possibilità di vivere una vita diversa rispetto a quella che aveva conosciuto fino a quel momento la costringe ad allontanarsi dalla famiglia, dove ormai il gap religioso e culturale è incolmabile e la disapprovazione nei suoi confronti insopportabile.

All’età di 18 anni si prospetta lo scenario di ritornare in Egitto per continuare la sua vita lì, come tradizione impone. Ma per Wafaa è ormai impensabile abbandonare la vita che si è costruita da sola fino a quel momento e così decide di trasferirsi a Finale Ligure da amici, dove trova supporto e comprensione. Ci vogliono due anni per trovare una sistemazione e un lavoro vero e proprio, fino a trovare finalmente la libertà che stava cercando.

Il periodo coincide con la scoperta dell’arrampicata su roccia e, con essa, una nuova dimensione di equilibrio. Nel finalese – dove si stabilisce stabilmente – riesce a salire tiri impegnativi come “Radical Chic” (primo 8a finalese a Montecucco) e la più famosa “Hyaena”, storico tiro del celebre local Andrea Gallo, firmando la seconda salita femminile.

Wafaa è la protagonista della cover del nostro speciale climbing, uscito in allegato al n. 4 di Outdoor Magazine.

(Credits photo © Claudia Ziegler)

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