di Benedetto Sironi
C’è chi preferisce la discesa: vento in faccia, adrenalina, velocità, dinamismo e rumore. Lo chiameremo “lo sciatore futurista“. Si muove più che altro tra le piste battute e la comodità degli impianti di risalita.
C’è chi predilige la salita: suoni della natura, contemplazione, gesti lenti, serenità e silenzio. Lo chiameremo “lo sciatore romantico“. Viaggia sui sentieri, lascia la sua traccia nella neve fresca, si muove sulle proprie gambe.
Certo, questi due opposti a volte si incontrano, si mischiano e possono in parte convivere con sfumature più o meno accentuate. Possono contaminarsi e influenzarsi a vicenda. Con gli esiti più disparati. A volte positivi, a volte meno. Senza voler dare peraltro giudizi morali o di merito, sono entrambi parte del grande gioco della snow & outdoor industry, che contribuiscono ad alimentare. Mai come all’inizio di questa particolare stagione invernale lo sciatore romantico sta vivendo un’inaspettata ribalta. Proiettando al centro dell’attenzione mediatica, come forse mai accaduto prima, un’attività per molti anni minoritaria (anche se in crescita) come lo scialpinismo. Al cui interno si sono in realtà sviluppate varie declinazioni più moderne e ibride rispetto a quella più tradizionale e non manca ovviamente la parte più agonistica, race e “veloce” (quelli bravi salgono più velocemente rispetto ad alcuni sciatori… in discesa).
Del resto, ci avevamo visto giusto. Nello scorso editoriale avevamo previsto quello che poi è regolarmente avvenuto, supportato dai dati che quotidianamente raccogliamo dal mercato. I materiali da skialp, insieme a quelli per il trekking invernale e alle ciaspole, stanno sostenendo le vendite dei negozi. Tanto che molti retailer hanno effettuato significativi riordini in queste categorie, con alcuni prodotti già esauriti (o quasi) nei magazzini delle aziende. Oltre a questo, cresce l’attenzione anche per lo sci di fondo, dove anche il noleggio svolge un ruolo importante.
Certo, di contro il business legato allo sci alpino è ovviamente penalizzate come non mai. Con alcune realtà che a novembre hanno perso fino all’80-90%. Una situazione destinata a continuare fino a quando gli impianti ripartiranno. Nel momento in cui scriviamo permangono, peraltro, dubbi anche sull’annunciata apertura del 7 gennaio, come approfondiamo nel secondo Snowbusiness Magazine della stagione, che trovate insieme a questo numero di Outdoor Magazine. L’ultimo di questo “memorabile” 2020.
Un anno che certo non dimenticheremo. Ci ha tolto, ma anche lasciato molto. Con ricadute perfino positive (almeno in parte) sul nostro settore. Vedi il forte aumento dei neofiti, dei camminatori e in generale dei frequentatori della montagna. Così come la riscoperta del negozio di vicinato, il bisogno di consulenza e specializzazione, una più attenta ricerca di qualità del prodotto. Anche di questo torneremo a parlare in una serie di incontri digitali (e magari anche fisici) programmati nei mesi a venire. Molti di questi temi li trovate anche nelle prossime pagine, che ospitano la prima puntata della nostra attesissima “Carica dei 101“. Con altrettante interviste a negozi specializzati, un bilancio complessivo del 2020 e la classifica dei marchi più venduti nelle varie categorie.
Come nello sci, anche nella vita e nel business… c’è chi scende, c’è chi sale.