Le risposte allo ‘stop’ imposto dalla Valle d’Aosta allo scialpinismo

Attualità Ski alp
14 Dicembre 2020

“La montagna è un luogo libero, in cui nessuno ha più diritto di un altro di stare. Partecipare a uscite o corsi tenuti dai professionisti della montagna deve rimanere una scelta e non un obbligo. Le Guide alpine, tra gli altri compiti, hanno quello di formare le persone che accompagnano per essere consapevoli e riconoscere i pericoli e, anche se grazie alle competenze che abbiamo riusciamo ad avvicinarci molto, il rischio zero non esiste, per il semplice e splendido fatto che tutte le nostre attività sono svolte in un ambiente naturale non controllato e gestito”.

Sono questi i punti fermi con cui il Collegio Regionale Guide Alpine Lombardia si è fatto portavoce della posizione di molti suoi iscritti in merito alle limitazioni alla frequentazione della montagna che riguardino gli amatori non accompagnati da professionisti. E questo nonostante la Lombardia non abbia (fortunatamente, ci viene da dire!) emanato una ordinanza come quella valdostana, numero 552 dell’11/12/2020.

Nell’ordinanza valdostana è contenuto un principio che non ci appartiene, molti nostri iscritti ci hanno chiesto di intervenire poiché non hanno condiviso il provvedimento, giudicato invece grave quanto inopportuno, con conseguenze ideologiche che travalicano i limiti regionali (Collegio Regionale Guide Alpine Lombardia).

Allo stesso modo anche alcune regioni (nello specifico, al momento, Piemonte e Veneto) hanno preso posizione. Ma andiamo con ordine nel riassumere i contorni di questa vicenda che, ne siamo certi, avrà nei prossimi giorni ulteriori sviluppi.

Il caso scatenante – Si tratta dell’ordinanza valdostana dell’11/12/2020 che ha negato la possibilità di praticare lo scialpinismo agli amatori non accompagnati da un professionista (guida alpina). Per una questione di pericolosità, si deduce. E fino a qua tutto bene per una Valle d’Aosta che attualmente – ricordiamolo – è ancora zona arancione, se non fosse che nella medesima ordinanza il presidente della regione Erik Lavevaz asseriva la possibilità per i camminatori con ciaspole (o racchette da neve) di recarsi in montagna per praticare escursionismo. La motivazione di tutto ciò è contenuta in questa dichiarazione dello stesso Lavevaz, pronunciata in conferenza stampa:

“Sulle ciaspole non sono state rilevate problematiche, mentre per lo scialpinismo possono esserci rischi per valanghe e infortuni, c’è il pericolo di avere avventurieri in questo campo”

Dichiarazione che non è passata inosservata, naturalmente per la sua insensatezza, scatenando la reazione dapprima degli scialpinisti, poi del CAI, delle guide alpine stesse e infine anche delle regioni.

 

La risposta del CAI A pronunciarsi è stato il presidente del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti, chiedendo che l’ordinanza non venga, in futuro, reiterata.

Vincenzo Torti

“A nostro avviso, pur rispettandosi le intuibili motivazioni sottese a provvedimenti a tutela della salute pubblica, non si riesce assolutamente a cogliere qualsiasi ragionevolezza nel criterio discriminatorio adottato, peraltro di dubbia utilità per gli stessi professionisti che, notoriamente, non è nell’ambito territoriale che attingono la loro clientela. Se si teme che un eventuale incidente possa avere ripercussioni su una sanità sottoposta a stress, non è discriminando tra i potenziali frequentatori che si ottiene il risultato di escluderne l’eventualità”.

La risposta del Piemonte – Anche la regione Piemonte ha voluto, in merito, dire la sua. E lo ha fatto precisando che non è vietata in tutto il territorio la pratica amatoriale dello sci di fondo e lo scialpinismo, che non implicano l’uso di impianti di trasporto. Quindi sì allo scalpinismo e anche alla pratica del fondo che, aggiunge la regione, potrà essere fatto anche sulle scie tracciate con mezzi meccanici, fermo restando ovviamente il rigoroso rispetto di tutte le misure di prevenzione del contagio. In Piemone lo scorso fine settimana sono state riaperte numerose piste da fondo, compresi i noleggi (con sanificazione del materiale dopo l’utilizzo).

La risposta del Veneto – Allo stesso modo si è pronunciato anche il Veneto, sottolineando che, sebbene siano chiusi gli “impianti” dei comprensori sciistici, l’attività motoria e sportiva è ammessa all’aria aperta, anche in aree attrezzate e nel rispetto del distanziamento di due metri. Questo implica quindi la possibilità di praticare non solo sci di fondo ma anche scialpinismo, slittino, ciaspole e passeggiate.

(Foto credits apertura © Bormo.eu)

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