All’inizio degli Anni Settanta, Åke Nordin volle creare una giacca con la quale sarebbe stato impossibile soffrire il freddo. Lo fece semplicemente cucendo insieme due giacche in piuma ma lasciando tra di esse passaggi d’aria alternati per minimizzare la dispersione termica, e applicando un cappuccio isolante che, una volta chiuso, potesse coprire tutto il capo lasciando fuori solo gli occhi. Dopo rigorosi test sul campo, il prodotto finito fu lanciato nel 1974 con il nome di Fjällräven Expedition Down Jacket. Nel corso degli anni è diventato uno dei must-have dei professionisti dell’outdoor di tutto il mondo, dagli scalatori dell’Himalaya ai conduttori di cani da slitta del Circolo Artico.
La nuova linea di giacche Fjällräven è ispirata alla leggendaria Expedition Down Jacket del 1974. Ecco un estratto dell’intervista a James Lee, designer di Fjällräven, che ci ha raccontato come è nato il progetto.
Quattro nuovi modelli
Per la stagione FW20, Fjällräven ha lanciato una nuova serie di giacche invernali imbottite, ispirate al design e alla funzionalità del modello originale. “Volevamo offrire agli appassionati di attività all’aperto una maggiore versatilità di scelta, mantenendo alto lo standard della sostenibilità e, allo stesso tempo, rendendo omaggio alla nostra tradizione”, racconta James Lee, uno dei designer del marchio.

La nuova serie si compone di tre modelli più leggeri e comprimibili, che possono essere usati sia come midlayer durante i freddi trekking invernali, sia come capispalla imbottiti durante i mesi più miti. Il quarto modello è un parka, lungo e ben imbottito, adatto ai periodi in cui le temperature scendono in picchiata.
La serie è disponibile in colori vivaci e decisi, con dettagli iconici che chiaramente strizzano l’occhio alla Expedition Down Jacket originale del ’74. “Sì, la vivacità dei colori è sicuramente un tributo ai colori originali della nostra tradizione, ma alla base di questa scelta c’è un altro motivo, ovvero la necessità di essere sempre visibili in montagna. E questa funzione è importantissima anche oggi”, aggiunge James.
L’intervista completa sul numero 10 di Outdoor Magazine.
			
					




