Giorgia Marino, giornalista ambientale e caporedattrice della rivista Materia Rinnovabile Renewable Matter di Edizioni Ambiente, ha moderato il panel che, nella giornata di ieri, si è tenuto nell’ambito del festival dello sviluppo sostenibile di Asvis (22 settembre – 8 ottobre) organizzato AWorld e da Green Media Lab.
La discussione ha analizzato come i comportamenti individuali influenzino il futuro del pianeta e come il loro cambiamento possa avere ripercussioni positive mitigando la crisi climatica mondiale.
Sono intervenuti Marco Armellino, presidente AWorld e Alessandro Armillotta, ceo AWorld, Francesca Zoppi, esperta di sviluppo sostenibile che collabora con le Nazioni Unite e Sarah Brizzolara, attivista.
Alcuni dati
L’earth overshoot day, il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse che il pianeta è riuscito a produrre in un anno, nel 2020 si è registrato con tre settimane di ritardo, il 22 agosto anziché a fine luglio. Di fatto sono state consumate meno risorse a causa della pandemia che ha costretto al fermo di gran parte delle attività economiche. Un dato che riflette il legame diretto tra le abitudini quotidiane e le disponibilità che vengono consumate, tuttavia non è sufficiente uno stop temporaneo.
L’osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii, aggiorna costantemente i report sulla concentrazione di anidride carbonica sull’atmosfera dichiarando un nuovo record: 417 parti per milione. Così l’ultimo rapporto di Oxfam, carbon inequality, ha dichiarato come l’1% più ricco della popolazione globale emette il doppio di CO2 del 50% più povero.
Cosa significa diventare sostenibili? E cosa occorre fare?
Alessandro Armillotta, ceo AWorld
La consapevolezza di essere nel mezzo di una crisi climatica causata dall’uomo è imprescindibile. Non si tratta di un cambiamento climatico ma è una conseguenza delle azioni dell’umanità. Una consapevolezza quindi che riguarda anche le abitudini e il riscontro positivo e negativo che queste determinano sull’ambiente circostante. AWorld infatti è un’app, una guida e vuole sensibilizzare le persone a comportamenti virtuosi e sostenibili.
Marco Armellino, presidente AWorld
Prendere consapevolezza del problema è il primo step senza però farsi travolgere dallo sconforto. Quel che poi deve susseguire è comprendere l’impatto delle nostre azioni sull’ambiente e sul pianeta e quindi agire. Partendo dalle piccole attività e quindi modificando abitudini si influenzano molto e positivamente gli effetti del cambiamento climatico.
“Da quando personalmente ho deciso di agire in prima persona a riguardo, ho compreso che molti che intraprendono questo percorso non sentono di stare facendo delle rinunce. Ma anzi un arricchimento personale avendo trovato uno scopo comune. E così funziona AWorld”, dichiara Armellino. Tramite AWorld le persone sono informate e formate, il mood è positivo senza tragicità ma con logiche di azione, dando anche metriche concrete.
Francesca Zoppi, esperta di sviluppo sostenibile
La sostenibilità non è una scelta ma una necessità oggigiorno. La pandemia è apparsa in un momento storico molto complesso, l’intero pianeta si è fermato ed è cresciuta tra le persone una paura sotto tanti punti di vista. “Questa emergenza potrebbe essere presa come strumento per ripensare le strategie globali, aziendali e individuali sia in termini di sviluppo che di consumo. Una pandemia così può essere utilizzata per combattere il cambiamento climatico educando la gente a creare un futuro più sostenibile per il nostro pianeta. E i temi che dovranno essere coinvolti riguardano la sostenibilità economica, la lotta al cambiamento climatico e la sostenibilità sociale e d’impresa. Siamo negli ultimi dieci anni per raggiungere l’agenda 2030 e quindi gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. In questo momento di emergenza, quelli sui quali dobbiamo concentrarci sono il numero 3 (salute e benessere persone), 8 (economico e sociale), 9 (innovazione e infrastrutture), 1 (sconfiggere povertà per tutti), 10 (ridurre disuguaglianze) e 16 (pace, giustizia e istituzioni solide)”, dichiara Francesca.
Sarah Brizzolara, attivista
“Essere sostenibili significa essere consapevoli della propria impronta carbonica e quindi delle proprie scelte. Il mondo è frutto di ogni azione, anche minima. Ognuno di noi ha un potere per creare una realtà più gentile”, afferma. Come attivista il suo compito è sensibilizzare le persone e “rendermi parte attiva di un cambiamento”, prosegue. Fare attivismo è molto importante anche per risvegliare il proprio senso civico soprattutto in un tempo passivo dove tutti siamo più spettatori e meno cittadini.
Agire nel proprio piccolo è il nodo per essere vivi.
Come si cambiano le abitudini?
Alessandro
Sicuramente il coinvolgimento individuale è importante perché le azioni sommate possono avere risultati enormi. Fondamentale è sapere che abbiamo in mano un potere e dall’attività di ciascuno susseguono risultati. “Il primo ostacolo che abbiamo riscontrato in AWorld è quello che, nel collettivo, si pensi che la sostenibilità sia complicata o noiosa. Un altro problema è quello di vedere il cambiamento come una rinuncia e quindi con accezione negativa”. Si può essere portatori di cambiamento con consapevolezza e la voglia di fare community, ci sono altre persone come noi.
“In app abbiamo una lista di centinaia di azioni che si possono fare quotidianamente. E abbiamo anche creato delle challenge di gruppo”. Abbiamo forse sempre immaginato uno scenario apocalittico e distopico, cambiamo questo modo di vedere il futuro attivandoci ora.
Il problema della depressione climatica affligge soprattutto i più giovani…
Sarah
“Si parla di eco ansia. Di fatto ti rendi conto che hai a che fare con un problema che è più grande di te singolo e quindi parlare con altre persone è importante”. Agendo e costruendo piccoli tasselli si può canalizzare l’ansia climatica. L’ostacolo maggiore è anche quello di uscire dalla propria comfort zone poiché il cambiamento è sempre visto come una rinuncia, un qualcosa di negativo e quasi mai in ottica positiva.
Spinta gentile ad agire
Francesca
È importante educare tutti alla sostenibilità e a come combattere il cambiamento climatico partendo dai giovani perché sono le generazioni del futuro. Modificare il comportamento delle persone è la cosa più difficile, “bisogna farlo utilizzando empatia, ascoltando, accettando la resistenza ma non assumendo un tono negativo. Utilizzando l’autoefficacia si può coinvolgere chiunque ”, conclude.