Da Cape Reinga, la città più a Nord fino a Bluff, quella più a Sud per un totale di 3000 chilometri. Questa l’avventura di Giulio Testa, insegnante della scuola primaria nel comune di Roma che ha attraversato a piedi tutta la Nuova Zelanda raccogliendo importanti fondi per la AGOP Onlus (Associazione Genitori Oncologia Pediatrica) che sta costruendo, nella capitale, la “Casa a colori”.
Si tratta di uno spazio destinato ai bambini affetti da tumori e leucemie e le loro famiglie. Qui si offrirà qualsiasi tipo di aiuto: trasporti da e per l’ospedale, ludico, riabilitativo, infermieristico, ecc. I chilometri sono stati percorsi in circa 5 mesi e mezzo e precisamente dal 3 novembre 2018 all’11 aprile 2019.
Quella che era partita come un’idea bislacca (che Giulio stesso sperava l’avesse abbandonato subito data la sua totale inesperienza nel settore) è diventata oggi un’impresa virale tanto che, oltre al messaggero nazionale, a Tv8, a Radio2 e moltissime riviste regionali/locali, Raidue ha dedicato a questa avventura solidale ben cinque minuti di servizio all’interno della rubrica “Tutto il bello che c’è”.
Per le persone che fossero interessate ci si arriva facilmente scrivendo su google “Nuova Zelanda a piedi sul Tg2”. L’espandersi dell’avventura ha portato Giulio a stringere anche importanti rapporti di sponsorizzazione con il Montura Store di Roma e media partnership con il noto portale “Italia che cambia”. Il sentiero percorso si chiama Te Araroa che in lingua Maori significa “il lungo cammino”. Esso è composto da molte sezioni ovvero la distanza che intercorre tra città e città.
Si incontrano svariati paesaggi e per la navigazione ci sono le trail notes e anche l’applicazione Guthook, molto utile per orientarsi e soprattutto per i punti di interesse che facilitano notevolmente il tutto. Si parte in totale autonomia con un’attrezzatura molto tecnica che assicuri resistenza nel tempo e soprattutto leggerezza. Lo zaino pesa tra i 10 e i 15 chilogrammi, dipende dalla distanza tra un punto di rifornimento e l’altro che, nel peggiore dei casi è di circa dieci giorni e di media
siamo intorno ai cinque.
Giulio ci dice che il suo motore è stato prettamente umano. Quando è partito la sua sensibilità naturalistica era pari a zero. Voleva solo fare un viaggio all’interno dell’animo umano in un contesto -presumibilmente- privo di tossine perché lì non c’era da scalciare. Semmai c’era da remare tutti nella stessa direzione. Ha voluto abbandonare la zona di comfort, i punti di riferimento come famiglia e amici e si è catapultato in un mondo totalmente sconosciuto.
Quando è arrivato in Nuova Zelanda- ci dice- si sentiva un pesce fuor d’acqua con un’esperienza veramente minima e una lingua poco più che basica. Il primo mese è stato “tremendo” e si è affidato soprattutto alla bontà dei suoi quattro compagni di viaggio che il destino gli ha donato dal chilometro zero fino a circa il chilometro 700 dove poi si è dovuto fermare una settimana per un serio infortunio.
“L’obiettivo iniziale non era quello di raggiungere a tutti i costi l’ultima città a Sud”, racconta Giulio. Non volevo dimostrare niente a nessuno tantomeno a me stesso. Volevo partire per mostrare la parte colorata del mondo, nel mio piccolo volevo donare un respiro di sollievo prima di tutto a me stesso ma poi anche agli altri”.
“La mia è una protesta buona, positiva. Mi sono stufato di vedere in televisione guerre, gente che litiga e che si uccide, bisognerebbe cambiare un attimino punto di vista e mostrare soprattutto il bello anziché l’inverso”.
Dopo alcune esperienze molto pesanti come quando è precipitato in un burrone per 4-5 metri cercando di evitare quella cosa aggrappandosi istintivamente al filo spinato e stracciandosi tutte le mani e parte del costato, oppure dopo l’esperienza tragica in un fiume dove si era dato già per spacciato chiamando addirittura l’elisoccorso per poi disdire una volta messosi miracolosamente in salvo, la ricompensa è stata totale e, dopo 3000 chilometri si è trovato a tu per tu con quel paletto giallo, nella città di Bluff, che stava a simboleggiare la fine dell’avventura e gli sono rivenute in mente le tante mangiate e bevute assieme, i giochi più stupidi del mondo ma con un potere socializzante incredibile, lo star bene con poco e niente, la condivisione a 360 gradi, i bagni nudi al fiume, le follie varie, l’adrenalina, l’aver dormito in una stalla, le notti attorno a un falò con il magico silenzio della Natura, i passaggi presi per strada (anche da un trattore), le confidenze molto intime, l’amore e le sue situazioni romantiche e perché no anche selvagge.

Se volete continuare a seguire Giulio c’è la sua pagina facebook che si chiama “Te Araroa un mondo a colori” dove a breve presenterà i suoi futuri progetti. Primo tra tutti la pubblicazione del libro dato che sta per firmare il contratto con una casa editrice nazionale. Poi ci sarà il progetto dell’estate 2021 e il 2022 lo vedrà alle prese con l’attraversamento degli Stati Uniti a piedi partendo dal Messico e arrivando in Canada per un totale di 4200 chilometri tra neve, orsi e serpenti!
Due parole sul progetto dell’estate 2021 alla quale Giulio tiene particolarmente. Si tratta di una simbiosi tra lui e “cinema du desert”. Esempio: Il comune di Roma accoglie in un grande spazio all’aperto la loro proposta per le date del 10 e dell’11 luglio. Un grande camion all’avanguardia arriva nel posto e nelle date stabilite. La facciata del gigantesco camion si trasformerà in maxischermo dove la gente potrà assistere al mio audiovisivo. Il risultato è un cinema sotto le stelle e l’effetto sarà fantastico.
“Ci siamo uniti. Io camminerò per tutta la romea-germanica (da Roma al Brennero per circa 1000 chilometri) e loro saranno con me durante le presentazioni. L’audiovisivo che attualmente propongo soprattutto nei comuni, nelle sezioni CAI, nelle scuole e nelle università è un power point con foto e video più rappresentativi. Si tratta di una specie di documentario prettamente di stampo umano. Dato che me ne sono successe di tutti i colori è solitamente molto coinvolgente tanto che i ragazzi delle scuole secondarie è molto raro si distraggano seguendo sempre con vivo interesse. Pertanto, se qualche persona fosse interessata a organizzarne una (tecnicamente è semplicissimo e per niente impegnativo) potrebbe contattarmi direttamente perché ci fa sapere che è sempre molto entusiasta di proporla e di parlare di questo sensazionale viaggio che gli ha regalato un sogno e nuova linfa vitale”.