Diretta Coronavirus / La Corsa della Bora come modello di gara post Covid-19

coronavirus Gare
23 Aprile 2020

La corsa è un tema che divide ed è oggetto di dibattiti: da un lato il divieto temporaneo, dall’altro il consiglio da parte degli esperti di utilizzarla come parte fondamentale di una quotidianità all’insegna della salute.

Ma quando il tema si sposta nel panorama agonistico e in quello della manifestazioni pubbliche che animano il territorio triestino, i punti interrogativi si moltiplicano, così come la ricerca di soluzioni per salvare eventi e presenze turistiche non da poco.

La soluzione per gestire al meglio il futuro prossimo in cui saremo costretti a convivere con il virus arriva dalla Cosa della Bora, uno degli eventi di trail running più importanti e apprezzati a livello europeo. E c’è già chi sta pensando di portarla a modello come “salvataggio” per manifestazioni analoghe che avranno luogo non appena la ripresa lo consentirà.

Senza volerlo o prevederlo, a gennaio 2020 alla Corsa della Bora è stato fatto un esperimento, il primo nel suo genere: gestire contemporaneamente più gare di trail running sovrapposte sia per percorso che per tempi, organizzando le partenze in scaglioni organizzati, detti Start waves. 

Un primo esperimento non voluto, e in tempi non sospetti, di distanziamento sociale in un veneto di trail running.

Le parole del presidente dell’Asd S1 Tommaso de Mottoni: “ Un esperimento che è nato dalla caparbia decisione di voler continuare a organizzare la competizione su sentieri stretti, ma estremante suggestivi, che però non si adattavano più al numero crescente di presenze sia per motivi di sicurezza che per rispetto dell’ambiente. Da qui l’esigenza di trovare un sistema che consentisse la presenza in sicurezza di migliaia di concorrenti su un percorso con dei tratti in sentiero singolo o il passaggio in aree protette. La soluzione è arrivata guardando al mondo delle competizioni su strada, ma sempre con la prospettiva del trail running: rivisitare il concetto di partenza scaglionata per alleggerire non solo il percorso, ma anche regolare l’afflusso ai ristori e sulla finish line”. 

Il concetto è ben diverso di quello delle competizioni su strada: qui la scelta viene fatta ordinando i concorrenti per “best time” e solo per competizioni con svariate migliaia di persone.

Prosegue de Mottoni: “La nostra preoccupazione nasceva quindi da fattori legati alla sicurezza e al rispetto ambientale, ma di fatto ha dato origine a un format di gestione delle partenze che potrà dare una risposta esauriente alle nuove esigenze di distanziamento sociale emerse durante la crisi Covid-19”.

Ma non solo: “Lo stesso sistema è stato utilizzato anche per migliorare l’esperienza di gara dei concorrenti in termini di fruibilità, del percorso in relazione alle condizioni fisiche dell’atleta. La partenza in scaglioni, se ben gestita, consente infatti nelle gare su lunga percorrenza di fare in modo che tutti gli atleti percorrano determinati punti con la luce del sole, che gli arrivi siano concentrati in una determinata parte del giorno e consente la partecipazione anche ad atleti che sono preparati dal punto di vista tecnico ma non sono in grado di percorrere il tracciato a velocità sostenuta. In questo caso però parliamo di distanziamenti dei vari gruppi di ore e non di minuti, operazione che consente anche di uniformare i tempi di impegno dei vari ristori sul percorso, paradossalmente invertendo la curva che vede il primo ristoro impegnato per poche ore e l’ultimo per un tempo spesso pari al 70% del totale delle ore di gara”. 

L’esperimento Corsa della Bora 2020 è stato in questo senso formidabile, in quanto è stato parametrizzato il calcolo delle waves su due principi opposti a seconda delle gare: per le gare brevi ridurre la densità, in modo da amplificare il naturale “sgranarsi” dei concorrenti ed evitare rallentamenti nella sezione iniziale. Sulle gare lunghe, parliamo di S1 Ultra 164 km e S1 Ipertrail 167 km è stato applicato il principio opposto: aumentare la densità, ovvero far si che tutti i concorrenti arrivassero più o meno nello stesso arco temporale condensando gli arrivi in meno di 10 ore rispetto alle 25 di forbice che si possono osservare di solito nelle prove di questo genere.

I gruppi non vengono più organizzati in maniera semi casuale, ma sulla base di più parametri creando di fatto una competizione omogenea piuttosto che diversi sottoinsiemi disomogenei in un unico contenitore.

Organizzare le partenze in gruppi non significa semplicemente “dividere con la ruspa i concorrenti”– sostiene l’organizzatore- “ma presuppone un attento lavoro di pianificazione a monte basato principalmente su una corretta acquisizione, gestione e trasmissione delle informazioni riguardo ai concorrenti”.

Nel dettaglio:

  • Analisi del percorso e dei tempi medi di percorrenza delle varie sezioni. I tempi di distanziamento, i numeri di concorrenti per gruppo ed il numero dei gruppi vanno calcolati tenendo conto sia delle caratteristiche del terreno che dei concorrenti e ponderate con le percorrenze medie degli anni precedenti a parità di indice di performance del concorrente.
  • Corretta acquisizione e gestione delle informazioni riguardo ai concorrenti. Va fatto un corretto lavoro di sensibilizzazione del concorrente, al fine di acquisire più dati corretti possibile riguardo al giusto collocamento nel gruppo.
  • Corretta e capillare informazione dei concorrenti, facendogli capire l’importanza di tale distanziamento.

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